Un’opera cinematografica coinvolgente, “Vittoria” di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, racconta una vicenda vera intrisa di speranza e umanità autentica che va al di là delle righe della cronaca.
L’ESORDIO DI UNA PROTAGONISTA
Marilena Amato, nel ruolo di Jasmine, porta sul grande schermo una performance magistrale, accostandosi con maestria a un cast che sembra provenire direttamente dall’eccellenza teatrale della Comédie Française.
IL VIAGGIO DI JASMINE: UNA RINASCITA
La narrazione si dipana attorno a Jasmine, una donna di quarant’anni appagata dalla sua vita con un marito amorevole e tre figli maschi, che decide di intraprendere un viaggio interiore dopo la perdita del padre. Attraverso un sogno ricorrente che la accompagna notte dopo notte, Jasmine si immerge in un’odissea emotiva che la porterà verso l’adozione di una bambina bionda, anche se con disabilità.
L’ADOZIONE: UNA SFIDA TRA AMORE E OBBLIGHI
Il percorso verso l’adozione internazionale si configura come una montagna da scalare, mettendo a dura prova il legame coniugale di Jasmine e il benessere familiare. In un susseguirsi di eventi carichi di tensione e incertezza, la protagonista si trova a fronteggiare le avversità del destino pur di realizzare il suo desiderio di maternità.
TRA REALTÀ E CELLULOIDE: UNA STORIA CHE TOCCA IL CUORE
Marilena Amato, anche nella vita reale titolare di un salone di parrucchiere a Torre Annunziata, si è trovata a interpretare se stessa in un film che va diritto al cuore. L’autenticità della sua esperienza, ricca di emozioni genuine, ha trasceso lo schermo, regalando al pubblico una testimonianza fragile e potente allo stesso tempo.
L’ECCEZIONALE VISSUTO DI VITTORIA
La tenera Vittoria, la bambina effettivamente adottata in Bielorussia che dà il titolo al film, avrà modo di scoprire un giorno, attraverso questa pellicola commovente, l’amore straordinario che ha segnato la sua vita fin dai suoi primi passi nel mondo.
Questa storia di coraggio, amore e sacrifici, raccontata attraverso lo sguardo sensibile di Cassigoli e Kauffman, si erge a monito e celebrazione della capacità umana di andare oltre i confini dell’ordinario, verso un’umanità più autentica e compassionevole.
