Un’ossessione cinematografica: la durata delle standing ovation

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La tradizione delle standing ovation gonfiate

Ricordando la prima volta al Festival di Cannes in cui il suo film venne proiettato, un giovane cineasta ha notato con sorpresa come la standing ovation da sei minuti fosse diventata un leggendario ventimila minuti nei racconti. Il regista in questione era nientemeno che Steven Spielberg e il film, E.T. l’extra-terrestre, chiuse il 35° festival di Cannes nel 1982. Fin dagli albori, la durata delle standing ovation è stata oggetto di dibattito e misurazione, utilizzata come efficace strumento di marketing per il lancio delle pellicole. Un esempio emblematico è quello di Frenesia del delitto di Richard Fleischer, che vantava una standing ovation di quindici minuti.

L’ossessione delle anteprime mondiali

Le standing ovation durante le anteprime mondiali sono diventate un vero e proprio culto tra gli addetti ai lavori e i critici cinematografici. Se un tempo erano rari gli elogi così prolungati – come i 22 minuti de *Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro a Cannes nel 2006 o i 20 minuti per Fahrenheit 9/11 di Michael Moore nel 2004 – ora ogni anteprima di rilievo è seguita da un cronometro per misurare la durata degli applausi.* Sebbene ampia sia la critica nei confronti di questa pratica, essa si è radicata come mezzo di valutazione dell’accoglienza di un film al pubblico. Un dirigente di un’importante casa di distribuzione cinematografica ha dichiarato: “Non sopporto questo metodo che riduce un film a un singolo dato, ma è straordinariamente efficace nel suo impatto”.

La misurazione delle standing ovation

La misurazione della durata di una standing ovation è tutt’altro che precisa, con divergenze sul momento di inizio e di fine. Si potrebbe considerare l’avvio degli applausi al termine dei titoli di coda o all’accensione delle luci in sala. Il momento di conclusione, invece, potrebbe coincidere con il momento in cui la maggior parte del pubblico riprende a sedersi o quando il regista prende la parola al microfono. Esistono poi standard di misurazione differenti, ad esempio alcune misurazioni partono già durante i titoli di coda. La capacità di un regista o di un attore di stimolare il pubblico può influenzare la durata degli applausi: un esempio è Nick Cage che, durante una proiezione, ha guidato il pubblico in un coro che ha prolungato ulteriormente la standing ovation.

Celebrità, cinefili e finti applauditori

Durante le grandi anteprime sui tappeti rossi, oltre agli appassionati di cinema e ai critici, si ritrovano anche celebrità, finanziatori e figure della mondanità. Spesso le lunghe standing ovation non sono tanto un tributo al film in sé, ma un atto di celebrazione degli artisti presenti o dell’evento stesso. I film con cast di star e registi di fama ottengono applausi più prolungati, come nel caso di *Megalopolis, dove il pubblico ha voluto omaggiare Francis Ford Coppola. Questa pratica, sebbene controversa, continua a vivere, poiché sintetizza in un singolo dato l’impressione che un film lascia sulla platea.

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