Alla ricerca di un figlio perduto
L’incubo di ogni genitore si materializza in modi diversi, ma ugualmente angoscianti. La perdita definitiva, la sparizione senza ritorno, l’allontanamento forzato. E poi c’è l’inaspettato, quel filo sottile che tiene unita la vita di una famiglia che, improvvisamente, si spezza. La guerra può portare alla separazione, volontaria o meno, ma quando sono i servizi sociali a strappare un figlio dalle braccia di una madre, il dolore diventa insopportabile. Ecco la storia di Sylvie, raccontata nel film “Niente da perdere”, un dramma che potrebbe toccare chiunque.
Le vicissitudini di Sylvie e il dramma di una madre
La regista Delphine Deloget mette in scena la storia di Sylvie, madre devota e lavoratrice instancabile, che si trova ad affrontare l’incubo peggiore: la perdita del figlio per un banale incidente domestico. Una serie di eventi sfortunati, un livido di troppo, e la vita di Sylvie viene sconvolta dalla decisione degli enti preposti a proteggere i minori. La macchina burocratica si attiva e inizia una discesa agli inferi per la protagonista, costretta a dimostrare la propria idoneità genitoriale in un turbine di emozioni contrastanti. E in tutto questo, Virginie Efira brilla nel ruolo di Sylvie, mostrando tutta la complessità e la sofferenza di una madre in lotta con il destino.