Il 10 gennaio arriva su Sky la serie ispirata ai romanzi di Antonio Scurati e diretta da Joe Wright, con Luca Marinelli nei panni di un giovane Mussolini. Un tema complesso, storico e ancora oggi assai divisivo. Ma perché “M. Il figlio del secolo” è destinata a far discutere e, forse, a diventare un vero e proprio cult? Ecco 5 motivi per cui non dovreste perdervela.
1. Non è (solo) la storia di Mussolini: è la storia di tutti noi
Certo, il protagonista è Benito Mussolini, ma il vero punto focale è la sua natura di arrivista e populista ante litteram, ancora attuale nella politica moderna. La serie, come i romanzi di Scurati, solleva una domanda scomoda: “E se Mussolini fosse uno specchio in cui vediamo riflessi i nostri lati peggiori?” La rottura della quarta parete, con il Duce che parla direttamente allo spettatore, enfatizza proprio questo: ci sfida ad ammettere che il “Mussolini in me” è un tarlo sempre pronto a riemergere.
2. Un taglio registico “postmoderno” che vi sorprenderà
Dimenticatevi la tradizionale narrazione storica e preparatevi a un ritmo che ricorda quasi un graphic novel alla Frank Miller, con toni da dramma epico. Joe Wright non segue pedissequamente la penna di Scurati, ma ne rispetta lo spirito: il risultato è un racconto visivo che strizza l’occhio alla modernità, pur affondando le radici nel primo Novecento. Il fascismo diventa una biografia della nazione raccontata in modo inedito.
3. Una violenza “estetizzante” che non avete mai visto così
La serie mostra la violenza delle squadre fasciste in modo crudo e “spettacolare”: vi sembrerà di vedere un film di Stanley Kubrick (pensate ad Arancia Meccanica), più che un documentario di storia. È un’operazione rischiosa, perché qualcuno potrebbe restarne persino affascinato. Ma proprio questo contrasto – tra orrore storico e messa in scena stilizzata – la rende unica nel suo genere.
4. Luca Marinelli: un Mussolini che non si era mai visto
Se pensavate di aver visto ogni possibile interpretazione del Duce, la performance di Luca Marinelli vi farà ricredere. Carismatico, ambiguo, spesso inquietante. Il suo Mussolini parla “in camera” come un attore consumato che vuole vendere allo spettatore un prodotto: se stesso. Un po’ come il Frank Underwood di House of Cards, pronto a sfruttare ogni debolezza del pubblico per il proprio tornaconto.
5. Un racconto che parla (anche) al presente
Potreste pensare: “Ma è storia di cento anni fa, non c’entra più con il mondo di oggi”. E invece la serie sottolinea come certe dinamiche – dal populismo più sfrenato al potere acquisito con la forza – possano tornare in forme diverse, ma con simili risultati. Nel mondo post-ideologico, i leader hanno cambiato maschera, ma non l’obiettivo: manipolare le masse.
Preparatevi, dunque, a un viaggio dentro gli abissi del nostro passato e, chissà, forse persino del nostro presente.
Pronti a mettervi in discussione?
“M. Il figlio del secolo” è molto più di una serie storica: è una riflessione sul potere, sulla politica e, soprattutto, sulla parte oscura che ciascuno di noi porta dentro. Siete sicuri di essere pronti a guardare negli occhi il vostro “Mussolini interiore”?
Dal 10 gennaio su Sky, questa produzione Sky Original promette di suscitare polemiche, entusiasmi e, soprattutto, domande che non ci eravamo mai posti fino in fondo. Guardatela, e fateci sapere se vi ha lasciato un brivido di inquietudine: potrebbe rivelarsi la serie più discussa dell’anno… e forse anche la più necessaria.