Josh Cooley, noto per aver diretto Toy Story 4, che gli è valso un Oscar, si confronta ora con un nuovo progetto: Transformers One. Il regista, in una conferenza stampa a Los Angeles, rivela l’importanza che questo incarico riveste per lui, riportandolo indietro all’infanzia vissuta con i cartoni animati. Un film che, pur presentando robot più grandi e aggressivi, non perde di vista l’umanità dei personaggi.
L’origine dell’ostilità tra Optimus Prime e Megatron
In Transformers One, Cooley ci porta alle origini della rivalità tra Optimus Prime e Megatron, all’epoca in cui erano conosciuti rispettivamente come Orion Pax e D-16. Una storia che mostra la trasformazione da amicizia a ostilità, nata dalla ribellione contro gli Elite Transformers dominanti. La narrazione si concentra sull’evoluzione dei due protagonisti, partendo da robot di basso rango che ancora dovevano imparare a trasformarsi.
Il tocco Pixar nella narrazione di Cooley
Il regista, con alla spalle esperienze lavorative presso Pixar, porta nel mondo dei Transformers un mix di emozioni sincere, dialoghi intelligenti e personaggi ben caratterizzati. Cooley, dichiara di aver riversato tutto il suo bagaglio professionale in questo progetto, giocando sul contrasto tra le dimensioni ridotte di Toy Story e l’imponenza di Transformers One, senza la presenza di esseri umani per dare un punto di riferimento.
Una nuova prospettiva sugli iconici robot
Lungo il film, spiccano sequenze d’azione avvincenti e una grafica ad altissimo livello, ma è la capacità della sceneggiatura di Pearson, Barrer e Ferrari di rendere i robot comprensibili e coinvolgenti persino per chi non conosceva i Transformer che cattura l’attenzione. Cooley concentra la sua attenzione soprattutto sulla relazione tra i protagonisti, sfidando le aspettative dei fan e regalando loro una visione più profonda dei personaggi.
Un’opera che esalta l’umanità
In Transformers One, Cooley non si limita a raccontare una storia di robot, ma evidenzia un importante messaggio di unità e accettazione. I protagonisti ci ricordano che, oltre alle differenze e alle avversità, alla base siamo tutti uguali, tutti umani. Un’opera che, pur basata su robot e trasformazioni, riesce a trasmettere valori universali e a toccare corde emotive profonde.