Hollywood, il cuore dell’industria cinematografica, si trova ancora a fronteggiare una disparità di genere evidente nonostante alcuni piccoli segnali positivi. Nel 2023, il secondo film più redditizio a livello mondiale, “Barbie“, diretto da Greta Gerwing, è stato acclamato come il miglior debutto negli Stati Uniti per un film diretto da una donna. Tuttavia, nonostante questi successi individuali, un rapporto annuale dell’Annenberg Inclusion Initiative dell’Università della California del Sud, mette in luce significativi squilibri.
Dati preoccupanti sull’inclusione di genere nel cinema
Il 32% dei personaggi con ruoli parlanti nei primi 100 film al box office nel 2023 erano donne o ragazze, un incremento marginale rispetto al 30% del 2007. Nonostante i progressi minimi, la presenza femminile nei ruoli principali ha subito un’involuzione, passando dal 44% al 30%. Solo l’11% dei film ha presentato un equilibrio di genere accettabile, con donne o ragazze che occupavano il 45-54,9% dei ruoli parlanti.
L’appello per un cambiamento reale
Stacy L. Smith, studiosa che monitora l’inclusione di genere dal 2007, ha sottolineato che il 2023 non è stato affatto l’anno della donna nel cinema. Questi dati persistenti rivelano una resistenza nel settore a promuovere un vero cambiamento. Con le elezioni all’orizzonte e l’attenzione sulla possibile elezione della prima presidente donna degli Stati Uniti, Kamala Harris, Hollywood si trova in un limbo progressista. La rappresentazione di gruppi etnici e razziali minoritari è esigua, con solo il 2,2% dei personaggi con disabilità e una presenza limitata di personaggi Lgbtq+.
Hollywood continua a lottare con la parità di genere e l’inclusione, perdendo un’opportunità importante di rappresentare la diversità della società attuale. Questi dati spingono a riflettere sulla necessità impellente di un’impegno reale per un cambiamento significativo nell’industria cinematografica mondiale.