Hellboy: the Crooked Man – una recensione tra simpatia e mediocrità.

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Quando ho iniziato a guardare Hellboy: The Crooked Man, non sapevo granché su cosa aspettarmi, se non che si trattava di un tentativo di rilanciare il personaggio di Hellboy dopo il flop del film con David Harbour. Immaginavo un prodotto tamarro, con una trama generica da folk horror a cui qualcuno aveva appiccicato il nome di Hellboy per richiamare l’attenzione. E in parte avevo ragione, ma non del tutto. La realtà è che The Crooked Man è esattamente quello che sembra: un folk horror estremamente generico, che non brilla per originalità ma si affida a un’atmosfera solida e a un contrasto interessante tra il contesto rurale e il protagonista demoniaco di due metri con il pugno gigante.

Un film “Hellboy” senza troppo Hellboy
Il film, scritto da Mike Mignola e tratto da una sua storia, rimane molto fedele al tono e all’estetica del fumetto, ma a livello cinematografico, fatica a decollare. Hellboy: The Crooked Man è un film che sembra più pensato per definire il personaggio che per innovare nel genere. La storia in sé non ha particolari guizzi: si svolge tra boschi misteriosi e villaggi sperduti degli Appalachi, dove Hellboy e la sua collega Bobbie Jo devono affrontare un misterioso Crooked Man (un’entità parasatanica) e le sue streghe. Un canovaccio classico da horror rurale, con streghe malvagie e un patto maledetto. Eppure, il fascino del film non sta tanto nella trama, ma nel contrasto tra le ambientazioni gotiche e la presenza di Hellboy, che in qualche modo si inserisce in questo contesto di oscurità e folklore.

Atmosfere giuste, ma tecnicamente debole
La forza di The Crooked Man risiede soprattutto nelle atmosfere, ben costruite attorno a una location perfetta: le montagne degli Appalachi. La cornice naturale, seppur riprodotta in Bulgaria, contribuisce a evocare un’ambientazione inquietante, ricca di leggende locali. Tuttavia, il film soffre per una regia che non riesce a sfruttare appieno queste potenzialità: il budget è basso, gli effetti speciali sono deludenti e l’illuminazione di molte scene lascia a desiderare. Nonostante questi limiti, la produzione cerca di mantenere un certo fascino grazie alla sua ambientazione e alle atmosfere cupe, che riescono a solleticare l’immaginario del pubblico più che le scene d’azione stesse.

Un Hellboy poco carismatico
Il principale problema del film è la performance di Jack Kesy, che interpreta Hellboy. Il suo Hellboy sembra privo della presenza magnetica che ha reso il personaggio così amato nel fumetto e nei precedenti adattamenti cinematografici (sia con Ron Perlman che con David Harbour). Le sue battute, che dovrebbero essere sarcastiche e incisive, risultano spente, e il personaggio manca di quella profondità che lo renderebbe più coinvolgente. Bobbie Jo, la sua collega, è ancora più dimenticabile, interpretando il ruolo della spalla senza davvero riuscire a guadagnarsi una propria identità.

Non bello, ma con cuore
A dispetto delle sue numerose carenze, Hellboy: The Crooked Man ha il merito di essere un film con una certa passione dietro. Non è un capolavoro, ma non è nemmeno un film da dimenticare. Pur con i suoi evidenti difetti tecnici e narrativi, riesce a trasmettere un senso di autenticità che molti film più costosi e raffinati non riescono a raggiungere. Non ha la profondità dei migliori film horror, ma si impegna a raccontare una storia semplice senza troppe deviazioni, senza cercare di forzare l’espansione del franchise o di riempire il film di riferimenti e citazioni per fan accaniti. È solo un film, che pur non brillando, sa come farci arrivare fino alla fine senza annoiarci troppo.


Hellboy: The Crooked Man non è un film memorabile, ma nonostante tutte le sue debolezze, non merita di essere deriso. La sua semplicità, il suo tentativo di esplorare il folklore in un’ambientazione gotica e il suo cuore visibilmente messo nella realizzazione, gli permettono di emergere tra i tanti film di horror di bassa lega. Certo, non cambierà la vita di nessuno, ma chi cerca un po’ di intrattenimento basato su atmosfere e personaggi ben radicati nelle tradizioni del folklore, potrebbe trovare qualcosa da apprezzare. E se la simpatia non salva The Crooked Man dai suoi dietti, almeno gli permette di non cadere completamente nel ridicolo.

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