Le Fasi e i Retroscena del Caso che sconvolse l’Italia, la Vita Attuale di Annamaria Franzoni e la Sua Richiesta di Essere Lasciata in Pace
Delitto di Cogne, un caso di cronaca che sconvolse l’Italia intera: La tragica storia del delitto di Cogne è una vicenda che ha continuato a suscitare interesse e dibattito per oltre due decenni. La casa in questione, una villetta situata poco sopra Cogne, Valle d’Aosta, è diventata un simbolo di questa storia, riaperta tre o quattro volte nel corso di 21 anni.
La casa di Montroz, con le sue pareti di pietra, legno e ardesia, e lo sfondo delle vette del Gran Paradiso, era una dimora idilliaca per la famiglia Lorenzi: padre, madre e due figli, Davide di 7 anni e Samuele di 3 anni. Tuttavia, la tragica svolta avvenne il 30 gennaio 2002, alle 8:27, quando una chiamata disperata giunse alla centrale del 118. Una madre urlava per l’aiuto, il bambino più piccolo era in una pozza di sangue. Samuele, chiamato affettuosamente Sammy, fu trovato morto con 17 colpi in testa, utilizzando un’arma mai ritrovata. La scena era agghiacciante, con segni di lotta sulle sue piccole mani. La madre, Annamaria Franzoni, chiese al marito Stefano di aiutarla a dare alla luce un altro figlio durante quel tragico momento.
Delitto di Cogne: la famiglia Lorenzi Franzoni
La famiglia Franzoni era unita e solidale, con undici figli e un forte sostegno dalla comunità. Il marito di Annamaria, Stefano, non dubitò mai dell’innocenza della moglie. Tuttavia, le indagini e le accuse pesanti portarono a un lungo processo giudiziario, con perizie, testimoni, e consulenze mediche per determinare la salute mentale di Annamaria. Le accuse erano come un’ombra sulle montagne circostanti Cogne.
Il processo iniziò con un’accusa di omicidio il 14 marzo 2002, e la pena di 30 anni di reclusione fu comminata nel 2004. Nel 2007, la condanna fu ridotta a 16 anni di carcere in appello. La sentenza definitiva fu emessa nel maggio 2008 dalla Corte di Cassazione.
Nonostante la condanna, Annamaria Franzoni fu rilasciata agli arresti domiciliari nel 2014 e definitivamente scarcerata nel settembre 2018. Oggi, vive e lavora nell’agriturismo di famiglia in Emilia, cercando di ricostruire la sua vita dopo anni di prigionia.
Il suo avvocato, Paola Savio, ha richiesto il diritto all’oblio, chiedendo che la storia venga dimenticata. La famiglia Franzoni ora vuole vivere in pace, lontana dai riflettori mediatici, e la casa di Montroz è diventata una casa per le vacanze per una famiglia che cerca di dimenticare il passato e guardare al futuro.