Shelley Duvall, l’indimenticabile attrice americana celebre per il ruolo di Wendy Torrance nel leggendario film “Shining”, tratto dall’opera di Stephen King, ci ha lasciato all’età di 75 anni in seguito a complicazioni legate al diabete. La sua carriera e le esperienze sul set ci regalano un’immersione affascinante nel mondo del cinema.
UNA SCOPERTA CHE HA TRASFORMATO LA SUA VITA
Scoperta da Robert Altman, visionario regista con una forte inclinazione alla critica sociale, Shelley Duvall ha iniziato a lasciare il segno nel mondo del cinema con la sua partecipazione alla commedia dark “Anche gli uccelli uccidono” del 1970. Questo ruolo è stato solo l’inizio di una carriera destinata a brillare nelle menti degli spettatori.
L’IMPRONTA INCONFONDIBILE DI STANLEY KUBRICK
La svolta determinante per Shelley è arrivata con Stanley Kubrick, che l’ha scelta come protagonista femminile per “Shining”. Tuttavia, l’esperienza sul set si è rivelata molto più intensa del previsto. Kubrick ha spinto l’attrice al limite, facendola piangere per dodici ore di fila per settimane intere. Questo attento ma spietato regista voleva perfezione, come dimostrato dalle 127 riprese necessarie per una scena iconica del film.
IL PESO DELLA FAMA E I DEMONI INTERIORI
Dopo l’esperienza travagliata con “Shining”, Shelley Duvall ha deciso di ritirarsi dalle scene a causa dei gravi problemi mentali che ha dovuto affrontare. La pressione e lo stress accumulati sul set hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita, portandola a prendere una difficile decisione per la sua salute mentale e il benessere personale.
UNA LUCE LONTANA, MA SEMPRE VIVA
Nonostante un lungo periodo lontano dalle luci della ribalta, nel 2022 Shelley Duvall ha regalato ai suoi fan un’ultima performance nel film indipendente “Manna from Heaven”. La sua presenza sul grande schermo ha confermato il talento e la persistente bellezza di un’icona del cinema che continuerà a vivere nei cuori di chi l’ha ammirata.
In memoria di un’attrice straordinaria, la cui arte e fragilità resteranno sempre nel ricordo dei suoi numerosi ammiratori e della storia del cinema mondiale.
